Vi sono dei paesi nei quali la lotta contro le criptovalute è continua e cruenta: l’India è uno di questi, sebbene diverse sentenze stiano tentando di modificare la situazione.
India pronta a vietare criptovalute
Chi pensava che i problemi relativi alle valute digitali nel paese asiatico finissero con l’annullamento del divieto bancario del 2018 da parte della Corte Suprema di marzo di certo ha peccato d’ingenuità. Il credere comune, consultando i forum specializzati, è che il processo che potrebbe portare a un possibile divieto di uso delle cripto sia ancora in corso.
Motivo per il quale si sta puntando, in India, a spingere affinché le varie parti del mercato delle criptovalute si “impegnino in modo costruttivo” al fine di trovare una soluzione. Il problema per chi opera in cripto nel paese è serio. Da indiscrezioni stampa il ministro delle Finanze indiano starebbe ritirando fuori, in modo ufficioso, la bozza del disegno di legge riguardante la messa al bando di Bitcoin e altre valute digitali che un anno fa era stata introdotta e poi bloccata.
Finite queste consultazioni la bozza potrebbe essere inviata in parlamento per essere revisionata. Un simile accadimento porterebbe all’annullamento della sentenza sopracitata. Come ha twittato Tani Ratna, fondatore e CEO di Policy 4.0 e blockchain global specialist:
“Se il disegno di legge passasse in parlamento, il verdetto non sarebbe valido. È giunto il momento per l’industria di comprendere appieno il processo e impegnarsi in modo costruttivo“.
Approfittando, ha aggiunto, del fatto che il processo consultivo in India è molto lungo.
Rapporto burrascoso tra India e criptovalute
Non si tratta di qualcosa da prendere sottogamba quello che sta accadendo in India. Lo scorso marzo, quando la Corte Suprema ha deciso di revocare il divieto bancario del 2018 si è potuto iniziare a lavorare nuovamente sulle criptomonete.
Il divieto del 2018 aveva causato moltissimi danni nel mercato, affondando i volumi degli scambi e costringendo gli exchange locali a chiudere. A marzo le banche hanno potuto nuovamente lavorare con coloro intenzionati a investire in criptovalute.
Il problema reale è che la Corte quando ha annullato il divieto apposto dalla Reserve Bank of India non si è occupata di affrontare quello che era il progetto di legge del divieto, preparato da un gruppo governativo.
E attenzione, non si tratta di un semplice no alle operazioni: il gruppo firmatario ha raccomandato una pena carceraria fino a 10 anni e multe per chi opererà con le criptovalute. Uno scenario incredibile se si pensa che anche la Cina, da sempre contraria ha poi ceduto decidendo di creare una sua stablecoin per “aggirare” il problema.